Ciao curiosi e ben ritrovati!
Cosa fareste con le bucce delle arance?
Semplice. Riciclereste batterie al litio.
È l’idea di Arabat, una neonata startup pugliese, di cui vorrei parlarvi.
E quale modo migliore per farlo se non direttamente con i protagonisti di questa impresa?
Ecco a voi la mia intervista a Raffaele Nacchiero, ceo di Arabat.
Ciao Raffele, partiamo con le presentazioni: cos’è Arabat e da chi è composto il suo team?
AraBat è una startup pugliese per l’economia circolare che punta a offrire un processo innovativo per il riciclo di batterie al litio (dette “LIB”) a fine vita attraverso gli scarti degli agrumi e il recupero di metalli preziosi in esse contenuti da reinserire in nuovi cicli produttivi.
L’idea di business consiste, dunque, nel riciclare rifiuti pericolosi (le LIB esauste) attraverso altri rifiuti (gli scarti agroalimentari, come la buccia delle arance) e nel recuperare, da tali rifiuti, dei composti a base di litio, cobalto, nichel e manganese da rivendere infine al Mercato.

Il nostro team è composto da:
- due ingegneri gestionali, Raffaele Nacchiero (io, CEO di AraBat, 23 anni) e Giovanni Miccolis (23 anni);
- due economisti, Vincenzo Scarano (23 anni) e Leonardo Renna (33 anni);
- l’ingegnere dei materiali Leonardo Binetti (28 anni, dottorando presso la Edniburgh Napier University in Scozia; un vero e proprio cervello in fuga che con AraBat potrà tornare in Puglia!);
- il biologo e grande esperto ambientale Gian Maria Gasperi (65 anni), il nostro mentore.
Il nostro è un gruppo eterogeneo ma molto affiatato: a dimostrazione di questo, già da diversi mesi abbiamo fondato con altri amici un’associazione no profit in Puglia, ufficialmente registrata, dal nome “Associazione NemicoRe”, per la quale collaboriamo per la realizzazione di progetti legati all’arte, alla salvaguardia ambientale e all’industria sostenibile.
Come è nata l’idea?

AraBat nasce in un momento di profonda riflessione condiviso tra amici fraterni mossi dalla volontà di costruire insieme qualcosa di unico e straordinariamente innovativo. Il collante è rappresentato dal contesto universitario: la gran parte del Team è costituito da studenti universitari magistrali sul finire del proprio percorso universitario.
L’idea nasce così: da appassionato di economia circolare e sostenibilità, mi capita di leggere un articolo giornalistico riguardante un’idea rivoluzionaria per riciclare batterie a fine vita sviluppata da alcuni ricercatori di Singapore; approfondisco e scopro che tale idea puntava a recuperare materie prime critiche dalle batterie attraverso le bucce delle arance: un processo doppiamente circolare.
Questa cosa mi ha colpito in modo straordinario, tanto da spingermi a raccontarla al resto del team, in una fase storica nella quale – con la nostra associazione NemicoRe– stavamo cercando idee di business da promuovere come startup all’interno di un programma regionale di accelerazione imprenditoriale.
Ne parliamo, ne discutiamo animatamente – come piace a noi veraci pugliesi, foggiani e baresi – e decidiamo di sviluppare un nostro personalissimo e originale trattamento di riciclo, ispirati al lavoro di Singapore.
A novembre 2020, elaboriamo il progetto dal nome AraBat, “Ara-” da arancia, “-Bat” da batteria, ci candidiamo al percorso “Estrazione dei Talenti” della Regione Puglia, e lo vinciamo!
Meno di due anni dopo, con duro lavoro e sacrifici, il 22 febbraio 2022 ci costituiamo ufficialmente a Foggia in soggetto giuridico: nasce AraBat srl, una startup innovativa.

Come siete passati dalle parole ai fatti?
Vincendo il percorso Estrazione dei Talenti, abbiamo ricevuto in premio un percorso di accompagnamento per lo sviluppo dell’idea di business, realizzato da consulenti ed esperti nel mondo della chimica industriale, finanza, business development e consulenza legale.
A partire da questo percorso e dal supporto del nostro socio più maturo, Gian Maria, già CEO di una celebre impresa sociale locale operante nel campo della formazione e consulenza ambientale (A.FO.RI.S. – Impresa Sociale), abbiamo sviluppato il network di AraBat che conta partner di rilievo come l’Università di Foggia, il Politecnico di Bari e il laboratorio Marchionni srl.
Durante il percorso, lungo (e talvolta anche fin troppo oppressivo: 300 ore di formazione da seguire, oltre l’università!) siamo riusciti ad acquisire quelle competenze fondamentali che ci hanno portato a realizzare il pitch, il business plan, il diagramma del processo tecnico-scientifico, le analisi di marketing, tutti strumenti utili per la definizione del progetto di business e per la sua candidatura a eventuali bandi nazionali e investitori.
Non nascondo le mille difficoltà incontrate, tra notti insonne passate tra dati su un Excel e litigate all’interno del team (“domani devi seguire tu le lezioni del percorso imprenditoriale!”, “questo team e questa idea sono solo fuffa: credo di abbandonare”, “basta, mi sono rotto i coglioni di fare sempre tutto io; AraBat siamo tutti noi!”, “non è un bel periodo per me e, quindi, per rispetto nei vostri confronti, credo di abbandonare”), tutte sfociate in un rafforzamento della nostra amicizia e del progetto già avviato e irrefrenabile.
Tra i vari partner ed esperti che ci supportano, devo nominare il professore Matteo Francavilla, professionista straordinario (competente, geniale e dolce!) e responsabile della piattaforma tecnologica STAR Facility Centre dell’Università di Foggia, che ha ospitato nella sua struttura i nostri esperimenti e guidato personalmente nella loro realizzazione nel 2022.
In laboratorio, abbiamo avuto modo – nella pratica – di sbucciare arance e batterie, di caratterizzarle per descriverne le proprietà chimico-fisiche, di effettuare e validare sul campo la nostra idea originale.
Ci spiegheresti il processo alla base dell’innovazione?

Normalmente, l’estrazione dei metalli dagli accumulatori al litio si ottiene attraverso un processo pirometallurgico, consistente in:
- una macinazione delle pile,
- seguita dall’allontanamento del ferro per via magnetica e da un trattamento in fornaci a temperatura tra 700 e 1200 °C con lo scopo di recuperare dai fumi mercurio, cadmio e zinco;
- il residuo è composto per lo più da leghe ferro-manganese o talora da ossidi di manganese molto impuri.
In alternativa a questo processo abbastanza costoso e inquinante, si è sviluppato recentemente un processo di tipo idrometallurgico, nel quale:
- i minerali vengono fatti passare in correnti d’acqua su lastre di rame amalgamate con mercurio. Quest’ultimo processo prevede l’utilizzo di reagenti chimici come l’acido nitrico o solforico e si sviluppa a temperature nettamente inferiori rispetto al classico processo pirometallurgico, riducendo così la formazione di diossine che rappresentano la principale causa di inquinamento.
In secondo luogo, questo processo è caratterizzato da un’efficiente separazione dei metalli e da bassi consumi energetici. Il sistema che proponiamo è da considerarsi un’innovazione del tipico processo idrometallurgico.
In che punto del processo entra in gioco la vostra idea?

Oltre a tutti i vantaggi di una tipica tecnica di questo tipo in termini di impatto ambientale e di costi, la nostra proposta prevede una fase di lisciviazione (separazione solido-liquido) verde, basata sull’utilizzo di un diverso reagente chimico:
- un mix contenente acido citrico (C₆H₈O), un acido organico debole presente negli agrumi, perfetto sostituto dei comuni acidi inorganici forti come l’acido solforico (H2SO4), l’acido cloridrico (HCl), e l’acido nitrico (HNO3), il cui utilizzo su scala industriale comporta il rilascio di inquinanti secondari (per lo più anidride solforica (SO3), cloro (Cl2) e NOx (monossido di azoto, NO, e biossido di azoto, NO2) che rappresentano rischi potenziali per la salute e la sicurezza.
- Un altro punto di forza del nostro processo è da individuare nell’impiego della buccia d’arancia, contenente flavonoidi, acidi fenolici e soprattutto cellulosa da convertire in zuccheri a caldo per il processo di estrazione dei metalli.
Qual è l’obiettivo della vostra impresa?

Il livello di innovatività della nostra proposta è notevole e ambizioso. L’obiettivo è implementare (efficientare) un trattamento chimico innovativo, basato sui rifiuti organici, per il recupero di metalli preziosi dalle batterie al litio a fine vita, arrivando all’industrializzazione dello stesso con il duplice risultato di contribuire alla transizione sostenibile e cambiare il mercato tradizionale per affermare il nostro business.
L’altro grande valore aggiunto risiede negli output, i materiali ottenuti, che intendiamo portare sul mercato: sacchi di nichel, cobalto, manganese e litio, metalli preziosi largamente utilizzati in numerosi settori produttivi e oggetto di business davvero interessanti.
Basti pensare, per esempio, che per il solo litio esistano pochissimi produttori (o imprese che ne processano il riciclo) in tutto il continente europeo (solo due con l’idrometallurgia, secondo alcune fonti). Il litio trattato in Italia e nel resto d’Europa viene importato generalmente dalla Cina, dal Cile o dall’Australia, con costi non poco trascurabili.
Dunque, il nostro approccio garantisce vantaggi plurimi, sia sotto l’aspetto ambientale, sia sotto quello della competitività.
I vantaggi ambientali sono dati sia direttamente, dal riciclo di rifiuti agroalimentari (scarti delle arance) e dal riciclo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE, contenenti tipicamente batterie al litio), sia indirettamente dalla riduzione di approvvigionamento di risorse naturali critiche supportando così lo sviluppo di un’economia circolare in cui le risorse vengono mantenute in “vita” il più a lungo possibile.
Perché avete scelto di sviluppare la vostra idea in Puglia?

Partiamo da un dato: secondo il Global E-Waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, la quantità di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), gettata nella spazzatura, cresce oggi tre volte più veloce della popolazione mondiale.
In Puglia nel solo 2019, si è registrata una quantità di RAEE pari a 8.300.036 kg, di cui 2.621.248 kg relativi a RAEE contenenti sostanze pericolose (come il litio che può causare incendi negli impianti di trattamento). La nostra Idea di Business andrebbe ad intersecarsi con le dinamiche di tale scenario, puntando ad una soluzione efficace al riciclo delle batterie agli ioni di litio (LIB) esauste, gran parte di queste contenute nei RAEE prima citati.
Abbiamo scelto di creare la nostra startup in Puglia perché crediamo fortemente nel disegno di una rinascita economica e imprenditoriale, industriale ed energetica, sostenibile e circolare, della nostra terra, ricca di bellezza e di straordinaria umanità.
Vogliamo non soltanto puntare alla creazione di un nostro personale spazio negli Affari locali ed extra-locali, noi siamo ambiziosi, vogliamo cambiare il Mercato e trainare l’intero eco-sistema regionale per spingerlo verso limiti e orizzonti lontani, per il benessere locale e nazionale: e chissà, contribuire nel far sì che la Puglia, un giorno, possa competere con le regioni più ricche, creative e innovative d’Europa.
Ringrazio Raffaele per la sua disponibilità, soprattutto per i dettagli tecnici forniti, e auguro a loro di raggiungere grandi traguardi!
Ricapitolando…
Arabat è una startup che nasce con l’idea di riciclare le batterie al litio attraverso gli scarti degli agrumi.
Come? Utilizzando un mix contenente l’acido citrico e le bucce degli agrumi nel processo idrometallurgico alla base del trattamento delle batterie.
Obiettivo? Migliorare il processo industriale al fine di farlo adottare su larga scala e cambiare il mercato dei metalli recuperati, dando vita a un ciclo economico più efficiente e rispettoso per l’ambiente.
Chi sono questi di Arabat e dove lavorano? Un gruppo di ragazzi giovanissimi (età media 26 anni) che hanno deciso di investire in Puglia.
Partecipa anche tu al cambiamento!
Arabat è alla continua ricerca di partner e investitori.
Contatta il team di Arabat
- sui profili social
- mail “arabat.startup@gmail.com”
- presto anche sul sito web “www.arabat.it”
Considerazioni
È bello scoprire che ragazzi così giovani riescono a dar vita ai loro sogni che coincidono con obiettivi più nobili come appunto la questione ambientale.
Ancor più bello è sapere che la Puglia, la mia amata Puglia, abbia partorito questi talenti e che la loro idea venga sviluppata nella nostra regione attribuendole riconoscimenti importanti.
Mi auguro che questi ragazzi possano davvero cambiare le cose e contribuire al rilancio del Sud in generale, che il più delle volte vede andar via i propri talenti.
Ti è piaciuta questa storia?
Quali sono le tue idee e progetti futuri?
Fammelo sapere nei commenti o contattandomi!
Ciao!